Chi è Roberto?
Un giornalista che ha lavorato per una trentina d’anni al quotidiano “Il Gazzettino” di Venezia, giornale in cui è stato responsabile dei settori Cultura & Spettacoli, Esteri e quindi caporedattore centrale. Nato a Modena, sposato, vive da sempre a Padova. Paraplegico dall’età di 27 anni per un incidente stradale.
Ci dai qualche dettaglio in più sulla trama di Mago bianco?
Prendendo spunto dai pochi dati storici accertati, il libro racconta in maniera (molto) romanzata la storia di Pietro d’Abano e le sue tre “vite” a Padova, Costantinopoli e Parigi. Una parabola che è percorsa dal filo rosso della mitologia e dal confronto tra magia bianca e nera. Dei 112 personaggi che compaiono, 58 sono reali e hanno incontrato (Giotto, Marco Polo, ecc.) o potuto incontrare Pietro d’Abano. Gli altri, di fantasia, servono a “cucire” tra loro le fasi narrative.
Descrivi il libro con tre aggettivi.
Intrigante, cosmopolita e istruttivo.
Una scena del libro che ti piace particolarmente?
Quella della messa nera a Costantinopoli. Un rito dionisiaco di cui Pietro d’Abano diviene senza saperlo protagonista.
Presentaci Pietro d’Abano.
Pietro d’Abano fu uno di quei proto-scienziati che, all’inizio del XIV secolo chiusero il periodo più buio del Medioevo e aprirono la strada alle scienze moderne. Nel suo caso la medicina, ma anche la filosofia e l’astronomia. Partito da Padova ventenne, visse diciassette anni a Costantinopoli, dove divenne uno stimato (e ricco) medico-filosofo, quindi curò un papa a Roma, insegnò per dieci anni alla Sorbona a Parigi e infine tornò a Padova, dove creò la prima cattedra universitaria di Medicina. Per le sue idee e i suoi scritti fu per tre volte indagato dall’Inquisizione come eretico e negromante, venendo condannato solo nell’ultima, a Padova, ma della sua fine sul rogo sono pervenute versioni discordanti. In seguito la leggenda ne fece uno stregone capace di evocare i demoni a piacimento.
Cosa non sappiamo della scienza nel Medioevo?
Sappiamo molto del Medioevo europeo, dell’evoluzione dell’astrologia in astronomia, dell’alchimia in chimica e così via, ma molto poco di quelli delle altre culture, specie asiatiche.
Perché (e a chi) consiglieresti Mago bianco?
Lo consiglierei a chi ama i romanzi storici in generale e storico-scientifici in particolare, ma anche avventurosi, perché si articola lungo questi filoni.
Raccontaci un po’ del tuo rapporto con il romanzo storico, sia come lettore che come autore.
Il mio interesse per il romanzo storico come lettore risale… all’Iliade e all’Odissea, ma ha avuto un ritorno di fiamma col Nome della rosa, il capolavoro di Umberto Eco. Come autore, da quando, appassionatomi di storia della scienza, ho scritto il mio primo libro, “Siderea crimina”, un giallo con protagonista Galileo Galilei durante i suoi anni da docente universitario a Padova.
Quali sono le difficoltà nello scrivere un romanzo storico?
Soprattutto evitare anacronismi, luoghi comuni e uno stile troppo aulico.
Puoi dare qualche consiglio a chi vorrebbe cimentarsi in questo genere letterario?
Documentarsi e ancora documentarsi. Gli spunti si moltiplicano e ci si immerge nell’epoca scelta.
Qual è l’ultimo romanzo storico che ti è piaciuto particolarmente e perché?
Confesso che non avevo ancora letto Notre dame de Paris di Victor Hugo e sono stato impressionato dalla potenza della narrazione, della descrizione di un’epoca e dei luoghi. Il linguaggio è forse un po’ datato, ma ho capito perché Hugo sia un gigante della letteratura.
Al capo opposto dello spettro narrativo storico, devo dire che ho amato anche la serie di romanzi sull’inquisitore Eymerich di Valerio Evangelisti.
C’è un altro periodo storico in cui ti piacerebbe ambientare un romanzo?
Due, se posso. Gli inizi del ‘900, in relazione alla contemporanea esplosione di discipline come la fisica e la psicanalisi, e la preistoria, partendo da dove Kubrick l’ha lasciata in “2001 Odissea nello spazio”, con gli ominidi che imparano a usare la prima arma.
Quali progetti letterari hai per il futuro?
Un romanzo di ambientazione contemporanea sullo sfondo della più grande emergenza del nostro tempo: il riscaldamento globale.