Intervista a Giovanni Melappioni

L’intervista di oggi è a Giovanni Melappioni, prolifico autore di romanzi storici che spazia attraverso secoli e secoli di storia: con le sue risposte ci accompagnerà attraverso la vita dei legionari dell’antica Roma; esploreremo poi il Mediterraneo medievale; infine, vivremo la Seconda guerra mondiale.

Biografia

Giovanni Melappioni nasce nel 1980 a Civitanova Marche (MC), dove vive e lavora. È studioso di storia militare, con particolare interesse per l’epoca romana, medievale e la Seconda Guerra Mondiale.

Nel 2011 pubblica il suo primo romanzo storico, L’Ultima Offensiva con Lulu e nel 2013 il racconto lungo in ebook Lo spettro di Ney con Amazon.

A luglio dello stesso anno si aggiudica il secondo posto al premio Rai La Giara con il romanzo Missione d’onore, pubblicato da Rai Eri ad aprile 2015.

Nel 2016 pubblica Forgiati dalla spada, romanzo storico ambientato nel Medioevo, il primo della saga “Il Giglio e il Grifone” con Meridiano Zero. Il secondo volume della saga è stato pubblicato a ottobre 2017, sempre per Meridiano Zero.

Nel 2018 pubblica due racconti in ebook: Il torneo, d’ambientazione medievale, e L’aquila di Teutoburgo, ambientato in epoca romana.

Il canto della vendetta, ultimo capitolo della saga “Il Giglio e il Grifone” segna il suo ritorno all’idea di “editoria a Km 0”, e viene pubblicato in ebook a dicembre 2018 e in edizione cartacea a gennaio 2019.

Nel novembre 2019 pubblica il romanzo Il cavaliere del leone, prequel della saga “Il Giglio e il Grifone”.

Nell’autunno del 2020 partecipa a due concorsi per racconti gialli, piazzandosi con entrambi nella rosa dei finalisti e venendo pubblicato nelle due antologie conseguenti: Laghi e delitti F.lli Frilli Editori e Giallo Virale a cura dell’associazione Esperienze, promotrice dell’omonimo concorso.

A dicembre 2020 Edizioni Chillemi di Roma pubblica I legionari maledetti, il suo primo saggio storico, una meticolosa disamina delle vicende dei legionari romani sopravvissuti alla Battaglia di Canne.

Nello stesso mese pubblica Cammino di gloria il primo romanzo della serie “Milites” incentrata sulle vicende della Seconda Guerra Punica.

Sposato, è padre di tre bambine e amico fidato di quattro cani e cinque gatti.

www.giovannimelappioni.com
Facebook: Giovanni Melappioni – Raccontare la Storia

Chi è Giovanni?

Un inventore di trame e storie.

Mi piace dire questo, di me. Non descrive ogni mia sfaccettatura e non dice molto del mio carattere, ma con queste parole so già che sto definendo una parte di me profonda e vera.

Fin da bambino ho avuto una predisposizione a viaggiare con l’immaginazione dentro mondi che costruivo un passo alla volta, meravigliandomi di dove mi stesse portando la fantasia.

Nella scrittura ho trovato lo strumento per alimentare anche da adulto questo innato istinto di forgiatore e narratore di mondi.  

Partiamo dalla tua ultima opera: raccontaci la tua scena preferita di Milites.

Sicuramente la sfida tra i manipoli durante l’addestramento, nei primi capitoli del romanzo.

Volevo mostrare ai lettori come i legionari della Repubblica costruivano le forticazioni castrensi, senza però essere didascalico. Allora decisi di mostrare le operazioni durante una sorta di sfida tra il manipolo dei protagonisti, giovani e inesperti Hastati, e quello dei Principes veterani con più di un dilectus (l’arruolamento nelle legioni) alle spalle.

Mi sono divertito molto a scriverlo, così come a compiere le ricerche per renderlo il più filologico e realistico possibile.

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  • Melappioni, Giovanni (Autore)

Cosa non sappiamo dei legionari che possiamo imparare leggendo Milites?

Milites è un viaggio nella Roma repubblicana, al tempo dell’offensiva del celebre Marco Clausio Marcello contro gli Insubri, quattro anni prima che la Seconda Guerra Punica avesse inizio.

Le legioni di cui narro, attraverso le vicende di due amici, Marco Levinio e Lucio Torquato Pulcro, sono diverse da quelle che siamo soliti immaginare grazie al mercato più mainstream, sia cinematografico che narrativo.

Non c’erano soldati professionali, era un esercito di cittadini in armi. La preparazione precedente le campagne militari veniva affinata dall’apporto delle esperienze dei veterani in maniera molto più profonda che negli eserciti di professionisti, dove in teoria l’addestramento delle reclute è demandato a specifiche figure che lavorano molto prima sui giovani tirones per renderli efficaci guerrieri.

Ho voluto mostrare questi aspetti, le originali dinamiche interne tra chi aveva già servito come legionario e i nuovi arrivati, tutti consapevoli di essere comunque, prima di ogni altra cosa, dei cittadini. Aspetti che non sono presenti nelle legioni della fine della Repubblica e dell’età imperiale.

Com’è nata l’idea della serie “Il Giglio e il Grifone”?

Il Medioevo è il mio campo di studi principale, quello che mi caratterizza come ricercatore e come romanziere. I

l “Giglio e il Grifone” è una trilogia anomala, volutamente lontana dai cliché del genere. Inizia in un’epoca, l’anno esatto è il 1106, strana per un romanzo storico perché non ci sono eventi che qualsiasi lettore può riconoscere immediatamente.

Volevo raccontare il Medioevo con una storia avvincente, appassionante e vivida, senza che qualche grande personaggio storico modificasse l’assetto narrativo con il suo peso specifico. Ho pensato a una grande epica di vendetta, amore, disillusione e redenzione, in un viaggio che vede i tre protagonisti partire da un’anonima baronia della Francia settentrionale per giungere infine sotto le mura di Durazzo, durante l’ultimo tentativo normanno di conquistare l’Impero d’Oriente.

L’idea è nata dalla fascinazione che mi aveva lasciato un testo di Philippe Contamine, sullo stato di anarchia della Francia di quegli anni. L’ispirazione poi ha aggiunto il resto, soprattutto lo scontro tra Boemondo e Alessio I Comneno che caratterizza tutta la terza parte della storia.

Guibert, Bertram e Reinar: raccontaceli in breve.

Guibert è il personaggio principale, il giovanissimo figlio illegittimo di Ademar, un cavaliere rinomato per la sua prodezza, che spera di riuscire ad affermarsi in un mondo che invece vorrebbe relegarlo in un angolo.

Bertram è di poco più grande, ha la strada spianata, pur con le difficoltà intrinseche dell’epoca, e all’inizio sembra quello più equilibrato nell’animo come nella vita.

Reinar è invece un uomo maturo, un cavaliere spietato che combatte così bene che la migliore descrizione di lui la fa un suo nemico nel secondo volume: «tu non sei un guerriero, tu sei la guerra».

Sono tre uomini che vengono travolti dalla stessa tragedia, anche se di schieramenti diversi, e per questo costretti a lasciare la propria terra e a inseguire una vendetta forse impossibile, che li obbligherà a fare i conti con sé stessi, prima ancora che con il nemico comune.

L’ultima offensiva: la Storia avrebbe potuto prendere una piega diversa grazie a un esito diverso di questa battaglia?

Non credo, al di là dei richiami pubblicitari per il romanzo. In realtà, era l’illusione che qualcosa potesse davvero cambiare a far combattere al massimo delle proprie possibilità entrambi gli schieramenti.

Con il senno di poi (e con i Russi ormai inarrestabili) la guerra non sarebbe potuta finire diversamente. Forse avremmo avuto una Germania più simile alla Polonia se gli Alleati non fossero riusciti a invadere il Terzo Reich tenendo il passo dell’Armata Rossa, ma con i se la Storia la si può fare solo al bar, e non mi azzardo ad andare oltre questa semplice ipotesi.

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Che uomini sono quelli che combatterono nelle Ardenne?

Gli uomini che ho descritto sono soldati stanchi, soprattutto.

Giunti al quinto anno di guerra sembra che lo stato di cose non debba cambiare mai, e questo doveva essere frustrante per ciascuno di loro.

Ho voluto raccontare quel particolare momento dando vita a protagonisti di entrambi gli schieramenti, ai quali si uniscono le voci, altrettanto disperate, degli inermi civili. Un’umanità spezzata, capace di aberranti azioni così come di improvvisi slanci di altruismo.

Quanto c’è di autobiografico nei tuoi personaggi? Ci dai qualche esempio?

Di solito cerco di mantenere un giusto distacco nei confronti dei miei personaggi, ma in un romanzo ce n’è uno che probabilmente sono io, sotto mentite spoglie.

In realtà non era nato con questo scopo, ma più andavo avanti e più mi rendevo conto che agiva, parlava e pensava come me. Non era un protagonista e l’ho utilizzato quasi come osservatore della vicenda, anche se ha una parte attiva in essa. In fase di editing l’ho modellato ancora di più sul mio carattere e alla fine, soddisfatto, l’ho lasciato.

Non mi è più capitato in maniera così netta, tanto da non poterla negare. Il personaggio di cui parlo è il Feldwebel Linke del romanzo Missione d’onore.

Antica Roma, Medioevo, Seconda guerra mondiale: quali differenze e similitudini nell’ambientare un romanzo in questi tre periodi?

Differenze, soprattutto, ed è proprio questo il fascino di addentrarsi in epoche distanti tra loro.

La sfida principale è cercare di adeguare i personaggi alla mentalità dell’epoca nella quale vivono, mediare quelli che sono i sentimenti principali dell’essere umano, come amore, odio, amicizia o anche la paura e la rabbia, con gli atteggiamenti emotivi plausibili del tempo scelto per la storia.

C’è un quarto periodo che conosco bene quanto il Medioevo, quello Napoleonico, ma non ho mai osato scrivere qualcosa ambientata nell’epoca del personaggio storico che ammiro più di ogni altro.

C’è un altro periodo storico in cui ti piacerebbe ambientare un romanzo?

Come dicevo, l’età napoleonica sarebbe tra le mie preferite. Prima o poi romperò ogni indugio e omaggerò l’Empereur con una saga degna delle sue gesta. Per il momento, lavoro di documentazione senza sosta.

Raccontaci un po’ del tuo rapporto con il romanzo storico, sia come lettore che come autore.

Come autore trovo nel romanzo storico l’ideale modello con il quale soddisfare la mia grande voglia di raccontare storie, di narrare vicende intessendo trame avventurose, riversando l’altra mia grande passione, la ricerca, nella ricostruzione delle epoche.

Da lettore sono diventato uno studioso degli autori del genere, proprio perché il mio lavoro è scrivere, e da moltissimo tempo non leggo romanzi storici per puro piacere. Analizzo, cerco di comprendere dinamiche narrative, studio modi per essere alternativo senza uscire dagli stilemi del genere.

Per questo sono un grande divoratore di classici e di fantascienza, perché con essi posso davvero godermi la lettura. Ormai, per deformazione, quando apro un romanzo storico si attivano i recettori dell’attenzione lavorativa, è la mia maledizione.

Quali sono le difficoltà nello scrivere un romanzo storico?

La principale difficoltà sta nel cercare di non far ragionare i protagonisti come uomini del nostro presente. L’immedesimazione non sarà mai perfetta, nessuno di noi è in grado di conoscere i pensieri più profondi dei nostri antenati, ma è lì che sta la sfida.

Il resto verrà da sé. La trama, gli intrecci, la tridimensionalità dei personaggi non cambia rispetto a qualsiasi altro genere letterario. Ciò che contraddistingue il romanzo storico ben fatto da uno venuto meno bene è proprio riuscire a portare il lettore non solo fisicamente indietro nel tempo, con evocative descrizioni, ma fargli vivere le sensazioni, le emozioni dell’epoca scelta.

Puoi dare qualche consiglio a chi vorrebbe cimentarsi in questo genere letterario?

Ovviamente studiare il periodo scelto, ma questo mi sembra ovvio (anche se non sempre viene fatto).

Oltre ai saggi, che sono fondamentali, consiglio di cercare qualsiasi materiale permetta di ricostruire la mentalità.

Di solito può essere utile leggere poesie, canzoni, testi quotidiani, se possibile recuperarli. Più se ne collezioneranno, interiorizzandoli, e più spontaneo sarà inscenare la vita quotidiana dell’epoca del romanzo.

Qual è l’ultimo romanzo storico che tiè piaciuto particolarmente e perché?

Ho letto con molto piacere La croce e l’aquila di Marco Modugno, un autore davvero valido al quale auguro tantissime scritture emozionanti come il suo bel romanzo ambientato nel Medioevo.

Una storia che appassiona e fa il suo dovere nel tenere il lettore incollato alla pagina. Notevole anche la ricostruzione storica, e da pignolo come mi sono dichiarato poco fa ho apprezzato tantissimo la cura dei dettagli e la psicologia dei personaggi.

La croce e l'aquila
  • Modugno, Marco (Autore)

Quali progetti letterari hai per il futuro?

Milites. Cammino di gloria è il primo romanzo di una serie.

Contemporaneamente a questo sto lavorando a una nuova saga medievale il cui primo volume, Terra straniera, è stato pubblicato proprio in questi giorni. Parlerò della lotta di un minuscolo Comune italiano, agli inizi del XII secolo, contro le forze preponderanti dell’Impero. Sarà un’epica storica, appassionante e accuratissima.

Il cavaliere errante - Terra straniera
  • Melappioni, Giovanni (Autore)

Conclusione

È stato un vero piacere essere vostro ospite, complimenti per il lavoro che svolgete per valorizzare il romanzo storico. A presto.

Grazie a te per le belle risposte Giovanni!

Ti sono piaciute le domande? Sul nostro blog puoi trovare altre interviste a scrittori di romanzi storici!

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