Con Marco Bertoli oggi riscopriamo Dedalo, un personaggio che tutti conosciamo grazie al suo ingegno e alla curiosità di suo figlio Icaro.
Chi è Marco?
Sono nato a Brescia il 27 gennaio 1956, durante uno degli inverni più freddi del secolo scorso, quello della famosa e vera “nevicata a Roma”, da genitori lunigianesi.
Quando avevo sette anni la mia famiglia si trasferì a Cesena. Ho vissuto in quella piacevole cittadina, situata nel cuore della Romagna, sino a quando non sono andato a Pisa per frequentare l’Università. Di quegli anni mi restano non soltanto ricordi di gioventù ma anche il marchio indelebile della “esse romagnola” che differenzia il mio eloquio dalla tipica parlata toscana.
A Pisa mi sono laureato in Scienze Geologiche e ho conosciuto Anna, anch’essa geologa. Con lei, ormai sono quarant’anni, ho “messo su” casa e famiglia. Ho due figlie, Debora, la maggiore, e Serena, entrambe adulte e indipendenti.
Lavoro come Tecnico Analista di Laboratorio presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa.
I miei svaghi sono la lettura, sia di saggi di storia militare, antica e moderna, sia di gialli storici, i videogiochi RPG (in coppia con la moglie!) e i wargame da tavolo.
Scrivo dal 2012. Ho pubblicato alcuni romanzi e oltre duecento racconti in altrettante antologie.
Puoi trovare Marco sulla sua pagina Facebook
Descrivici il tuo Dedalo
Un uomo che si ritiene padrone del proprio destino ma è costretto dalla realtà della vita a dubitare di questa convinzione e a pensare che il Fato o le circostanze guidino in qualche modo i nostri passi.
Cosa non sappiamo di Dedalo che possiamo imparare in Morte a Pilakopi?
Quasi tutti conoscono Dedalo nelle vesti d’inventore, architetto del Labirinto in cui fu rinchiuso il Minotauro e, soprattutto, il padre distrutto dal dolore per la morte del figlio Icaro.
Pochissimi, però, sanno che fu costretto a fuggire da Atene, dove viveva, perché colpevole dell’omicidio del nipote Talos. Ancor meno che Minosse gli diede la caccia per molti anni allo scopo di punirlo per avere aiutato sua moglie Pasifae ad accoppiarsi con il toro dono di Poseidone.
Come è nato questo giallo storico?
Premetto che sono un appassionato dell’Età del Bronzo nel bacino del Mediterraneo e in particolare della civiltà micenea da cui discende quella greca classica. La mitologia che ci ha tramandato quest’ultima affonda le sue radici nel periodo compreso tra il 1600 e il 1100 avanti Cristo.
Alla base della vicenda narrata nel romanzo c’è la concenzione cardine della mia filosofia di vita: ogni nostra azione ha delle conseguenze, alcune prevedibili, altre, al contrario, inimmaginabili a priori. Non ci si può, quindi, illudere che il gettare il sasso nello stagno non provochi onde sulla superficie o smuova il fango sul fondo.
Un giorno, mentre rileggevo la storia di Dedalo per altri motivi, mi è venuta in mente di metterlo in una brutta situazione. Il perché non chiedetemelo: lo ignoro. Comunque sia, mi ha affascinato l’idea di un assassino accusato di un delitto di cui è innocente e costretto a trovare la maniera per discolparsi. Sullo sfondo l’interrogativo se sia il Fato che ha escogitato questo piano per punirlo del sangue versato in patria.
Come si fa a mischiare realtà storica e mito?
E’ come camminare su di un filo.
Da un lato, infatti, bisogna ricreare l’ambiente con il massimo della precisione per immergere il lettore nell’atmosfera dell’epoca senza, però, affogarlo con una marea di nozioni da saggio.
Dall’altro occorre trovare i punti di contatto tra la realtà dell’epoca e il mito così da rendere ‘credibile’ la vicenda.
Mi spiego. La guerra di Troia non è di certo avvenuta come l’ha narrata Omero, tuttavia le evidenze archeologiche non contraddicono l’ipotesi di una scorreria micenea che l’abbia distrutta per motivi economici. Achille ed Ettore non saranno esistiti in quanto tali ma guerrieri simili a loro sì.
C’è un altro periodo storico in cui ti piacerebbe ambientare un romanzo?
Gli altri che ho scritto, insieme a diversi racconti, sono ambientati al tempo dei Sumeri e durante la Prima e Seconda guerra mondiale.
Raccontaci un po’ del tuo rapporto con il romanzo storico, sia come lettore che come autore.
Sin da bambino mi è piaciuto conoscere la Storia, intesa come svolgersi di avvenimenti e di vite, importanti o comuni, quindi leggere romanzi storici rappresenta la logica conseguenza di questa passione.
Altrettanto posso dire per lo scrivere: immaginare vicende ambientate nel passato, intrecciando personaggi reali con persone esistite realmente, mi coinvolge e diverte.
Quali sono le difficoltà nello scrivere un romanzo storico?
Do per scontata la conoscenza dell’epoca in cui si snodano le vicende: il lettore attento non perdona lo ‘sfondone’ e perde la fiducia in quanto hai scritto.
La difficoltà maggiore consiste nell’entrare nella testa di un uomo o una donna del passato in modo da ragionare e comportarsi di conseguenza. Per un miceneo, ad esempio, è naturale pensare che le divinità agiscano nella sua vita o prendere con la violenza una prigioniera. Per la nostra etica è un’azione esecrabile, per la sua un diritto che gli deriva dall’aver combattuto per ottenere un bottino.
Aggiungo che gli odori e i rumori sono un’altra componente che spesso viene trascurata, basti pensare agli escrementi dei cavalli per le strade.
Continuo con un accenno alla guerra. Abituati come siamo a vedere mitragliatrici e fucili d’assalto che sparano e uccidono a centinaia di metri di distanza è complicato immedesimarsi in guerrieri che lottano corpo a corpo e vedono negli occhi del nemico l’odio e la volontà di uccidere.
Concludo con il linguaggio dei dialoghi. Sembra un paradosso ma forse è l’aspetto meno importante perché è inevitabile usare quello attuale, salvo introdurre qua e là espressioni o termini particolari per dare un assaggio del periodo. Se noi imprechiamo ‘Per Dio!’, Agamennone dirà ‘Per Diwe!’, l’equivalente di Zeus.
Puoi dare qualche consiglio a chi vorrebbe cimentarsi in questo genere letterario?
Il primo è: documentarsi, documentarsi e documentarsi ancora. Non solo leggendo saggi, ma anche romanzi di autori dell’epoca se esistono: è impensabile scrivere della Londra Vittoriana senza avere letto Dickens.
Il secondo: cercate esperti del settore. Quasi sempre troverete che saranno più che entusiasti di chiarire i vostri dubbi.
Spesso sarà più lungo il tempo impiegato per lo studio di quello per buttare giù nero su bianco, ma il risultato sarà migliore.
Qual è l’ultimo romanzo storico che ti è piaciuto particolarmente e perché?
Il drago del Trocadéro di Claude Izner. Mi piacciono i protagonisti, come viene descritta la Parigi di fine 1800 e inizio 1900 e la puntigliosità nelle note.
- Izner, Claude (Autore)
Quali progetti letterari hai per il futuro?
Sto revisionando un romanzo giallo ambientato nella Sparta di Menelao, nel momento in cui Ettore e Paride sono giunti come ambasciatori di Priamo.
Ti sono piaciute le domande? Sul nostro blog puoi trovare altre interviste a scrittori di romanzi storici!