M. Il figlio del secolo

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22,80

Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un’Italia sfinita, stanca della casta politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici. Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche dei “puri”, i più fessi e i più feroci. Lui, invece, in un rapporto di Pubblica Sicurezza del 1919 è descritto come “intelligente, di forte costituzione, benché sifilitico, sensuale, emotivo, audace, facile alle pronte simpatie e antipatie, ambiziosissimo, al fondo sentimentale”. Lui è Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione. Sarebbe un personaggio da romanzo se non fosse l’uomo che più d’ogni altro ha marchiato a sangue il corpo dell’Italia. La saggistica ha dissezionato ogni aspetto della sua vita. Nessuno però aveva mai trattato la parabola di Mussolini e del fascismo come se si trattasse di un romanzo. Un romanzo – e questo è il punto cruciale – in cui d’inventato non c’è nulla. Non è inventato nulla del dramma di cui qui si compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò che Mussolini dice o pensa, nulla dei protagonisti – D’Annunzio, Margherita Sarfatti, un Matteotti stupefacente per il coraggio come per le ossessioni che lo divorano – né della pletora di squadristi, Arditi, socialisti, anarchici che sembrerebbero partoriti da uno sceneggiatore in stato di sovreccitazione creativa. Il risultato è un romanzo documentario impressionante non soltanto per la sterminata quantità di fonti a cui l’autore attinge, ma soprattutto per l’effetto che produce. Fatti dei quali credevamo di sapere tutto, una volta illuminati dal talento del romanziere, producono una storia che suona inaudita e un’opera senza precedenti nella letteratura italiana. Raccontando il fascismo come un romanzo, per la prima volta dall’interno e senza nessun filtro politico o ideologico, Scurati svela una realtà rimossa da decenni e di fatto rifonda il nostro antifascismo.

Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un’Italia sfinita, stanca della casta politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici. Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche dei “puri”, i più fessi e i più feroci. Lui, invece, in un rapporto di Pubblica Sicurezza del 1919 è descritto come “intelligente, di forte costituzione, benché sifilitico, sensuale, emotivo, audace, facile alle pronte simpatie e antipatie, ambiziosissimo, al fondo sentimentale”. Lui è Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione. Sarebbe un personaggio da romanzo se non fosse l’uomo che più d’ogni altro ha marchiato a sangue il corpo dell’Italia. La saggistica ha dissezionato ogni aspetto della sua vita. Nessuno però aveva mai trattato la parabola di Mussolini e del fascismo come se si trattasse di un romanzo. Un romanzo – e questo è il punto cruciale – in cui d’inventato non c’è nulla. Non è inventato nulla del dramma di cui qui si compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò che Mussolini dice o pensa, nulla dei protagonisti – D’Annunzio, Margherita Sarfatti, un Matteotti stupefacente per il coraggio come per le ossessioni che lo divorano – né della pletora di squadristi, Arditi, socialisti, anarchici che sembrerebbero partoriti da uno sceneggiatore in stato di sovreccitazione creativa. Il risultato è un romanzo documentario impressionante non soltanto per la sterminata quantità di fonti a cui l’autore attinge, ma soprattutto per l’effetto che produce. Fatti dei quali credevamo di sapere tutto, una volta illuminati dal talento del romanziere, producono una storia che suona inaudita e un’opera senza precedenti nella letteratura italiana. Raccontando il fascismo come un romanzo, per la prima volta dall’interno e senza nessun filtro politico o ideologico, Scurati svela una realtà rimossa da decenni e di fatto rifonda il nostro antifascismo.

Autore

1 recensione per M. Il figlio del secolo

  1. Migliori Romanzi Storici

    Vincitore del Premio Strega 2019 e tra i più grandi successi editoriali degli ultimi anni.
    Così si presenta M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati, professore all’Università di Bergamo.
    Romanzo? Biografia? Saggio storico? È difficile inquadrare la mastodontica opera di 800 pagine.
    Il periodo trattato va tra il 1919 e il 1925, anni durante i quali Mussolini riesce brillantemente a portare il movimento fascista dal nulla alle aule di Montecitorio. Dai primi conflitti con i socialisti, alla marcia su Roma, alle elezioni che gli conferiscono il potere, fino alla crisi seguita all’omicidio Matteotti.
    Durante tutto questo percorso nella storia d’Italia, il filo conduttore è la figura di Mussolini, non ancora Duce, ma abile e fortunato uomo politico, capace di infilarsi tra le crepe della politica del primo dopoguerra.
    È spesso solo e solitario, ma capace di fari seguire; un opportunista che cambia senza remore ma con successo i propri ideali, asserviti allo scopo ultimo di arrivare al potere; usa le donne per sfogare i suoi animaleschi istinti sessuali, ma riesce a farsi amare. Traspaiono di continuo contrastanti caratteristiche dell’uomo che oscilla tra il genio perspicace e il mostro opportunista.
    Attorno a lui girano alcuni personaggi storici di quegli anni, ritratti fedelmente da Scurati. C’è il D’Annunzio che oscilla tra la gloria e la pazzia, spazientendo un Mussolini costretto a dargli retta. Ci sono i fascisti della prima ora, spesso semplici delinquenti, ma anche abili condottieri come Balbo, che diventa tra le più potenti e istintive personalità del ferrarese e del Polesine prima, del fascismo poi. Margherita Sarfatti, amante di Mussolini, donna influente che esercita un notevole peso nelle decisioni politiche del suo pupillo. La moglie Rachele, donna trascurata sentimentalmente e sessualmente, ma da cui Mussolini si rifugia in alcuni tra i momenti più tragici della sua evoluzione. Infine Matteotti, la cui corrispondenza con la moglie Velia ne fa emergere un uomo spaventato ma combattivo, disilluso dal futuro ma non arrendevole.
    Ogni capitolo è visto con gli occhi di uno di questi personaggi che gravitano senza soluzione di continuità intorno al protagonista del libro. Sono completati da documenti come lettere ufficiali, articoli di giornale, corrispondenza privata. In M. Il figlio del secolo niente è inventato, tutto è una storia vera. Ma Scurati riesce nell’intento di estrarne un romanzo, compito né semplice né banale.
    Un libro che chiunque ami la storia d’Italia deve leggere, qualunque sia la sua idea politica. Come, probabilmente, lo sarà il resto della trilogia a cui l’autore sta lavorando.

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