Chi è Andrea?
Un giornalista qualche anno fa mi ha definito “scrittore multitasking”. Credo sia vero. La scrittura è la mia vita e mi muovo su decine di binari paralleli: narrativa, canzoni, fumetti, libri per bambini, sceneggiature. Ma non solo. Sono anche un ghostwriter (gli ultimi romanzi che ho scritto da ghost sono usciti per Mondadori e SEM). Mi piace immedesimarmi nella vita degli altri.
Ci dai qualche dettaglio in più sulla trama di Nerone?
In questo romanzo offro la mia personalissima visione di Nerone. Un Nerone ragazzo, artista, musicista, amico del popolo, edonista. Sullo sfondo di una Roma arcaica, oscura e piena di trabocchetti, si innesta la trama di un giallo-thriller mozzafiato di cui Nerone è assoluto protagonista. E in cui la realtà a poco a poco si sfarina…
Descrivi il libro con tre aggettivi.
Imprevedibile, onirico, organico.
Una scena del libro che ti piace particolarmente?
Mi piace molto la scena iniziale dell’Anfiteatro, in cui Nerone, dopo vari spettacoli cruenti (venationes, condanne a morte, damnatio ad bestias) si ritrova faccia a faccia con una pantera riuscita a scavalcare le reti di protezione. Questo maestoso oscuro animale ha gli stessi occhi di sua madre Agrippina. Una pantera simbolica, quindi…
Cosa non sappiamo della vita di Nerone?
Beh, in realtà non sappiamo quasi nulla! Ma questo vale per la maggior parte dei personaggi e fatti storici. La storiografia è narrazione faziosa, per lo più scritta dai vincitori. Nerone ha subito nel corso dei secoli una delle peggiori damnatio ad memoriam. La forma-romanzo mi ha permesso di dar vita a fatti inerti e date sterili. Mi ha permesso di teatralizzare. Di (re)interpretare. Di fare ciò che avrebbe fatto un detective, in sostanza: sbrogliare enigmi e dipanare matasse. Ho cercato di mettere in risalto la natura artistica di Nerone, il suo essere un cantautore ante litteram. E anche la sua giovane età.
Perché (e a chi) consiglieresti Nerone?
Beh, è un romanzo per tutti, ma sentirei di consigliarlo ai giovani e ai giovanissimi. Prima di tutto perché Nerone è stato uno dei più grandi, geniali, autentici, turbolenti e lungimiranti personaggi che la storia ci ha donato. E poi perché è salito al trono a soli 17 anni. Ed io ho davvero dato voce a un ragazzo, in questo mio libro.
Raccontaci un po’ del tuo rapporto con il romanzo storico, sia come lettore che come autore.
Non sono un grande lettore di romanzi storici. Di solito sono poco dinamici, molto prevedibili e piuttosto noiosi. L’esatto contrario di ciò che sono io e di ciò che cerco io in un libro. Mi piace il thrilling, il colpo di scena, l’introspezione psicologica. E mi piace anche sconfinare nei generi. Lo storico può trasformarsi di colpo in un giallo, e poi in un thriller e addirittura in un horror, come nel caso di Nerone.
Quali sono le difficoltà nello scrivere un romanzo storico?
Sono sincero: non ho avuto difficoltà. Dopo aver studiato a lungo su libri e documenti, è stato piacevole e catartico raccontare la mia versione di Nerone.
Puoi dare qualche consiglio a chi vorrebbe cimentarsi in questo genere letterario?
Prima di mettervi a scrivere la vostra storia, documentatevi. Leggete, leggete, leggete, e non accontentatevi. Leggete di tutto, anche ciò che sembra inutile. Dovete possedere totalmente il periodo storico che volete raccontare. Soltanto così potrete far muovere i personaggi in modo credibile, verosimile.
C’è un altro periodo storico in cui ti piacerebbe ambientare un romanzo?
Un periodo storico che ho amato raccontare è il Rinascimento: ci ho ambientato un romanzo qualche anno fa: Il Cuoco dell’Inferno (Meridiano Zero, 2016), la storia del famoso scalco di corte Cristoforo da Messisbugo alla corte degli Este, a Ferrara. Spesso, più che il periodo storico, è il personaggio che deve stregarmi, innamorarmi. È capitato con Nerone e con Messisbugo. Chissà con chi altri capiterà in futuro…
Quali progetti letterari hai per il futuro?
Molti, come al solito. A Natale uscirà un mio libro di racconti tra eros, horror, black comedy, e nel corso del 2023 il mio nuovo graphic novel, disegnato dalla giovanissima e talentuosissima Sabina Cantamessa.